L’Antiquarium

L’Antiquarium, fu costruito negli anni ’60. Esso ingloba i resti di una grande vasca per i pesci, che faceva parte del triclinio estivo ( in corrispondenza al triclinio – ninfeo del piano inferiore usato durante l’inverno), e una sala con pavimento in pilastrini di terracotta, forse di un annesso settore termale. Alle pareti sono esposte lastre dipinte di ambienti non più visibili della villa; a questo proposito si ipotizza che ci fossero altri edifici annessi o che esistessero altre ville. Sette pannelli rappresentano nella parte inferiore dei riquadri rettangolari al cui interno vi è una pianta acquatica a foglie verdi e gialle e in altre quattro con fiore rosso. Nella parte superiore invece dei riquadri con vasi, maschere tragiche e un airone. Ci sono inoltre un riquadro con Mercurio (con caduceo e pegaso alato) e un medaglione con testa di Medusa in cattivo stato di conservazione. Vi sono inoltre sculture ed elementi decorativi e di rivestimento delle strutture della villa.

Nelle vetrine è esposto il materiale ceramico: vasellame di uso comune come brocche, boccali, coperchi, piatti, vasellame fine da mensa decorato, lucerne e un gruppo di vasi di vetro, la cosiddetta ceramica invetriata formata da coppette ricoperte da vetrina verde decorate con motivi a spirale in verde e bruno o raggi dritti e ondulati, o motivi a treccia e raffigurazioni di animali. La ceramica fine da mensa è formata da diverse coppe ricoperte da una vernice rosso – arancione, spesso decorate (detta erroneamente terra sigillata africana in quanto priva di sigilli, cioè i marchi di fabbrica ): questa è la ceramica più diffusa nel Mediterraneo durante l’antichità classica prodotta tra la fine del I e il VII sec. d.C. in concomitanza con il forte sviluppo dell’Africa. La forma più particolare del vasellame è una coppa su alto piede (prima metà del VI sec. d. C. ). Il locale raccoglie materiale ceramico relativo al periodo arcaico (ceramica attica a figure nere, ceramica ionica, bucchero), recuperato nel territorio. Della collezione di lucerne (la maggior parte di età paleocristiana) le più significative sono, una decorata con croce monogrammmatica e una con un albero ( forse una palma ) allusione all’albero della vita nell’iconografia cristiana.

Vi è, inoltre, una grande quantità e varietà di anfore commerciali: due tipi, molto comuni anche a Pompei ed Ercolano, uno per il vino e l’altro per la frutta conservata. Un tipo piriforme dall’imboccatura larga (I – II sec. d. C.) per il commercio delle salse da pesce (muria, garum, halex) ottenute dalla fermentazione di varie specie ittiche molto diffuse nel mondo romano. E’ presente anche una spatheion, contenitore fusiforme databile al VI – VII sec. d. C. per il trasporto delle olive. Questo era il tipo di anfora più usato nella costruzione di tetti e cupole nelle costruzioni paleocristiane ( Galla Placidia a Ravenna, etc.).

Importanti sono gli ami, gli strumenti in bronzo per la filatura delle reti, macine per il grano e grandi dolii, che per le loro dimensioni hanno trovato posto solo all’esterno, e che stanno a testimonianza della funzione rustica di una parte della villa e sottolineano il rapporto inscindibile con il mare. Molto del materiale esposto non proviene dallo scavo della villa ma anche da sequestri effettuati in zona e da ritrovamenti subacquei tra Amalfi e Positano: ceppi di ancore e anfore commerciali che coprono un arco di tempo di dodici secoli (dal VI sec. a. C. al VI sec. d. C.). Inoltre sono esposti un lararium con nicchia incassata 8 da un edificio romano di Scafati ), tre dolii e materiale provenienti da Vietri sul mare e da Nocera. Tutta la raccolta di materiali è arricchita anche da una serie di monete; infatti, durante gli scavi furono rinvenute oltre 1300 monete, di cui soltanto 80 leggibili e collocabili dal VI sec. al XIV sec. d. C.

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..Un tassello di storia romana in costiera amalfitana